Che disdetta, quando l’assassino mette in moto tutto il
meccanismo delittuoso perché il cadavere salti fuori al più presto, e quel
maledetto cadavere resta là dov’è, come se non importasse a nessuno di sapere
che fine ha fatto! Accidenti, adesso gli tocca fare qualcosa, povero assassino.
E, tac, fa una mossa falsa. La mossa falsa. Quella per cui Donald Lam riesce a
veder chiaro in un groviglio che - se fosse a fin di bene - vi strapperebbe
consensi di meraviglia. Pensate un po’ a due uomini che scompaiono
contemporaneamente e alla coincidenza - davvero troppo balorda per essere una
coincidenza non voluta - che gli interessati di entrambe le parti in causa si
rivolgono alla stessa agenzia d’investigazioni per rintracciarli. Naturale che
c’è del marcio, sotto. Ed eccovi scodellato un rebus perfetto che il brioso e
sempre scintillante Fair ha persino arricchito di una circostanziata e
avvincente prova con la «macchina della verità».
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